domenica 24 maggio 2009

DEMOCRAZIA E CONTA DEI VOTI

La domanda è semplice. La democrazia (ovvero il governo del popolo) può dirsi realizzata semplicemente attraverso la esressione del voto ?


La risposta è altrettanto semplice. NO!
Non è pensabile, infatti, che il consenso popolare una volta ottenuto, sia pure attraverso libere e regolari elezioni, costituisca una sorta di lasciapassare a scadenza pluriennale affidato ad un gruppo di eletti, per tutte le decisioni che riguardano la collettività.
Se è vero, infatti che il popolo è sovrano così come le decisioni che adotta attraverso i suoi rappresentati, la democrazia è qualcosa di ben diverso dal dato numerico sul quale si basa.
Di fatto non si può parlare di democrazia, soprattutto nella moderna società, senza parlare contestualmente del modo e dei luoghi in cui le persone partecipano responsabilmente alla vita collettiva e interagiscono costantemente con coloro che li rappresentano.
Il rischio è, in altri termini, quello di trasformare la democrazia in dittatura della maggioranza, la partecipazione in fabbrica del consenso, la persona in consumatore, il servizio in potere.
Né la partecipazione può corrispondere al parere raccolto attraverso qualche sondaggio di opinione o di gradimento col rischio di assimilare la democrazia ad una strategia di marketing in cui più che la partecipazione conta l’imbonimento

In fondo tra democrazia e governo della maggioranzavi è una differenza, di assoluta importanza, ed è il rispetto in cui viene tenuta la parte più debole della società, e cioè proprio le persone che hanno meno strumenti per partecipare alla vita collettiva.
Ad esse, infatti, va garantito il diritto non solo del voto, ma soprattutto alla partecipazione attiva alla vita democratica.

Insomma, la vera cartina al tornasole di una democrazia compiuta non è la conta dei voti ma soprattutto quello che avviene prima e dopo, vale a dire e la capacità di ascoltare, accogliere e rendere partecipe chi ha meno voce.

Mario Scannapieco

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