SULLE ORME DI FRANCESCO, PER INCONTRARE MICHELE, RISCOPRIRE L'AMICIZIA E VIVERE LA FRATERNITA'
Cosa aggiungere alla imponente mole di riflessioni, considerazioni, approfondimenti dedicati a San Francesco d’Assisi:che non sia stato già detto e scritto sin dal giorno successivo alla sua morte, nel 1226?
Ma il “Poverello di Assisi”, il “Santo delle beatitudini”, il “domatore di lupi “, il “portatore delle stimmate”, il “Santo” per antonomasia troppo spesso viene rappresentato secondo un’iconografia, una letteratura, una filmografia che indulge alla “beatificazione” nel senso banale del termine, privando la sua testimonianza della carica dirompente che ha avuto ed ha tuttora per quanti alla fede si avvicinano solo formalmente.
Sembra quasi normale, in altri termini, pensare al Santo come al “santino”, come ad un uomo seraficamente votato all’amore di Dio, magari rappresentato nel verde di un prato sconfinato mentre parla agli uccellini e placa il vento in tempesta.
In realtà San Francesco è questo ma anche molto di più. È anche infatti l’uomo dei tormenti, delle passioni, delle sfide, delle scomodità.
Che dire infatti del coraggio mostrato nell’andare non contro ma controcorrente rispetto alla chiesa del suo tempo, nell’essere non ribelle ma rivoluzionario rispetto alla cultura del periodo storico in cui è vissuto, non ingrato ma autonomo rispetto alle pretese di un padre che voleva farne, con la forza, il figlio di sua proprietà?
E che dire del fatto che tutto ciò è stato perseguito solo ed esclusivamente per amore della Verità, dell’Uomo, del Padre a costo della rinuncia radicale a tante ricchezze materiali che pur possedeva?
La verità è che Francesco ci ha indicato con la forza delle sue azioni e non solo dei suoi affascinanti scritti, una via scomoda apparentemente ma sicura per arrivare ad essere veramente ognuno se stesso. Non, si badi bene, ad essere come lui, ma ad essere veramente se stessi per scoprire ognuno, attraverso la propria povertà la propria interiore, unica, irripetibile scintilla divina di cui è portatore e… donatore.
La Porziuncola, l’amicizia, la fraternità, la Comunità, la “chiamata” del crocefisso di San Damiano, l’immersione nella natura dell’Eremo delle Carceri, la Basilica Inferiore e Superiore, (con i loro capolavori, divinamente ispirati) edificate a partire da pochi anni dopo la morte di Francesco, sono le tappe di un cammino simbolico, ma anche storico e reale, che Francesco ha offerto a noi tutti come modello non di vita da imitare a tutti i costi, ma di un percorso da cogliere e ripercorrere. Ma perché ognuno lo ripercorra con le proprie specifiche caratteristiche personali, per avvicinarsi realmente a Dio e a quella Particella di Dio in noi che è la unica, vera, inesauribile ricchezza di cui disponiamo.
Sono le tappe che con Pasquale, Domenico, Rosita, Enrico, Venturina, Giovanni, Angela, Ersilia, …sulle orme di San Francesco abbiamo ripercorso, guidati da Nicola, nel corso di un’esperienza “per riscoprire l’amicizia e vivere la fraternità”, in compagnia del nostro fratello Michele.
Ma il “Poverello di Assisi”, il “Santo delle beatitudini”, il “domatore di lupi “, il “portatore delle stimmate”, il “Santo” per antonomasia troppo spesso viene rappresentato secondo un’iconografia, una letteratura, una filmografia che indulge alla “beatificazione” nel senso banale del termine, privando la sua testimonianza della carica dirompente che ha avuto ed ha tuttora per quanti alla fede si avvicinano solo formalmente.
Sembra quasi normale, in altri termini, pensare al Santo come al “santino”, come ad un uomo seraficamente votato all’amore di Dio, magari rappresentato nel verde di un prato sconfinato mentre parla agli uccellini e placa il vento in tempesta.
In realtà San Francesco è questo ma anche molto di più. È anche infatti l’uomo dei tormenti, delle passioni, delle sfide, delle scomodità.
Che dire infatti del coraggio mostrato nell’andare non contro ma controcorrente rispetto alla chiesa del suo tempo, nell’essere non ribelle ma rivoluzionario rispetto alla cultura del periodo storico in cui è vissuto, non ingrato ma autonomo rispetto alle pretese di un padre che voleva farne, con la forza, il figlio di sua proprietà?
E che dire del fatto che tutto ciò è stato perseguito solo ed esclusivamente per amore della Verità, dell’Uomo, del Padre a costo della rinuncia radicale a tante ricchezze materiali che pur possedeva?
La verità è che Francesco ci ha indicato con la forza delle sue azioni e non solo dei suoi affascinanti scritti, una via scomoda apparentemente ma sicura per arrivare ad essere veramente ognuno se stesso. Non, si badi bene, ad essere come lui, ma ad essere veramente se stessi per scoprire ognuno, attraverso la propria povertà la propria interiore, unica, irripetibile scintilla divina di cui è portatore e… donatore.
La Porziuncola, l’amicizia, la fraternità, la Comunità, la “chiamata” del crocefisso di San Damiano, l’immersione nella natura dell’Eremo delle Carceri, la Basilica Inferiore e Superiore, (con i loro capolavori, divinamente ispirati) edificate a partire da pochi anni dopo la morte di Francesco, sono le tappe di un cammino simbolico, ma anche storico e reale, che Francesco ha offerto a noi tutti come modello non di vita da imitare a tutti i costi, ma di un percorso da cogliere e ripercorrere. Ma perché ognuno lo ripercorra con le proprie specifiche caratteristiche personali, per avvicinarsi realmente a Dio e a quella Particella di Dio in noi che è la unica, vera, inesauribile ricchezza di cui disponiamo.
Sono le tappe che con Pasquale, Domenico, Rosita, Enrico, Venturina, Giovanni, Angela, Ersilia, …sulle orme di San Francesco abbiamo ripercorso, guidati da Nicola, nel corso di un’esperienza “per riscoprire l’amicizia e vivere la fraternità”, in compagnia del nostro fratello Michele.
Mario
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